La PFN, o Posizione Finanziaria Netta, è un importante indicatore di bilancio usato per valutare la performance e la solvibilità di un’azienda. E’ certamente importante sapere cosa è, e come calcolarla. Ma è ancora più importante sapere come si genera e come migliorare la PFN. Perchè una “bella” PFN, aiuta sempre: nella relazione verso le banche, in caso di una acquisizione o – più semplicemente – per affrontare serenamente lo sviluppo del proprio business, anche in periodi turbolenti.
La definizione di Posizione Finanziaria Netta
Sulla definizione di PFN ci sono fiumi di articoli online, ma alla fine crediamo che basti sapere questo: la posizione finanziaria netta rappresenta l’esposizione debitoria finanziaria al netto (leggasi: “meno le”) delle attività finanziarie di breve.
Provando a effettuare un calcolo della Posizione Finanziaria Netta:
+ DEBITI FINANZIARI DI BREVE TERMINE + DEBITI FINANZIARI DI MEDIO/LUNGO TERMINE
– CASSA – ALTRI ATTIVI FINANZIARI (se ci sono: es titoli o obbligazioni quotati disponibili per la vendita, fondi comuni di investimento, ….)
La definizione è grezza, ma non si vuole fare una disquisizione su questo tema. Per chi volesse approfondire, questo di Caravati Pagani secondo noi è il miglior articolo che tratta in modo assai approfondito il tema: https://www.caravatipagani.it/news/posizione-finanziaria-netta/
PFN positiva e PFN negativa
Unica nota che ha senso aggiungere: il dibattuto tema del segno della Posizione Finanziaria Netta. Per come la abbiamo definita (debiti meno cassa) una Posizione Finanziaria Netta positiva vuol dire che l’azienda ha più debiti che cassa. E quindi, se accade il contrario (più cassa che debiti) abbiamo una Posiziona Finanziaria Netta negativa.
Il che appare un controsenso… ma meglio non formalizzarsi troppo. La verità è che c’è molta “promiscuità” sul tema. Ad es. a volte si parla di “PFN attiva per 1.5 milioni di euro“, che spesso significa che la cassa supera i debiti di 1.5 milioni. Perchè non c’è scritto allora “PFN di -1.5 milioni”? Perchè – appunto – c’è promiscuità. La soluzione migliore è una sola: capire dal contesto, meglio ancora se dando un rapido sguardo al bilancio, se l’azienda di cui parliamo ha una Posizione debitoria netta (più debiti che cassa) oppure una Posizione di cassa netta (più cassa che debiti)
Bene, ho capito. E come si genera la PFN?
Questo è a nostro avviso il primo tema davvero rilevante. Avere una Posizione Finanziaria Netta positiva vuol dire aver accumulato dei debiti. Il che ovviamente non è di per sè un male. E’ possibile aver fatto debiti per pagare degli investimenti che si ritiene in futuro possano generare cassa, oppure semplicemente l’azienda sta crescendo e il suo “Capitale Circolante Netto” (CCN) cresce e assorbe cassa. Gli effetti possono quindi essere diversi. Come sintetizzarli?
Il Rendiconto Finanziario
Lo strumento migliore è la “parte alta” del Rendiconto Finanziario, un utilissimo prospetto che riassume come l’azienda genera e consuma cassa. Uno schema semplice e completo del Rendiconto Finanziario è il seguente:
+ EBITDA |
– Investimenti |
+ TFR accantonato nel periodo (e non liquidato) |
= Flusso di cassa della Gestione economica (A) |
– Imposte versate nell’esercizio |
– Interessi passivi pagati nell’esercizio |
= Flusso di cassa della Gestione fiscale/finanziaria (B) |
– Variazione del CCN (C) |
= Flusso di cassa della gestione ordinaria (A+B+C) |
+/- Altre Entrate/Uscite non correnti (*) |
= Cash Flow che determina la variazione della Pozione Finanziaria Netta |
(*) es: entrate per aumenti di capitale, uscite per dividendi, per acquisizioni (M&A), …
NB: nel prospetto sopra non è un caso che siano escluse le partite relative alla gestione finanziaria: quindi la restituzione di debito alle banche, oppure l’accensione di un nuovo mutuo, non generano una variazione di Posizione Finanziaria Netta.
Perchè ciò accade? Perchè la gestione finanziaria ha un effetto sempre nullo sulla PFN. Prendiamo l’esempio dell’accensione di un nuovo mutuo: al momento dell’erogazione, la banca accredita sul nostro conto corrente 500.000 euro (quindi la cassa aumenta di 500k€). Contestualmente a bilancio “nasce” un debito verso la banca di 500 mila euro. Impatto sulla PFN = +500.000 (debito) – 500.000 (cassa) = 0.
Lo stesso accade quando pago la prima rata, poniamo da 8.000 euro. Rispetto alla PFN abbiamo 8.000 euro di debiti in meno, ma anche 8.000 in cassa in meno. Variazione della PFN sempre 0.
Detta diversamente: se si accendono/ripagano debiti la Posizione Finanziaria Netta non varia. Se si spendono i soldi presi a debito, la PFN varia.
Ora che so come si genera, come migliorare la PFN?
Per capire come migliorare la PFN è necessario agire sulle “leve” che la generano. Analizziamo quindi le singole voci della tabella sopra
EBITDA – INVESTIMENTI
Ci piace vedere insieme queste due voci, rispetto alle quali abbiamo due considerazioni da fare
La prima è una ovvietà: chi è in grado di fare tanto EBITDA con pochi investimenti… avrà una situazione di cassa migliore. Più ovvio di così. Tanto ovvio quanto difficile da modificare: stiamo parlando di un indicatore squisitamente legato al modello di business, non ci sono ricette facili qui.
La seconda considerazione è più fine: un modo “semplice” per modificare l’EBITDA contabile è, a pari costi, applicare una diversa politica di capitalizzazione. Pur nell’ambito della corretta discrezionalità di bilancio (non consideriamo qui scenari in cui volutamente si distorce il bilancio), capitalizzare 100€ in più consente sì di avere un EBITDA migliore di 100€, ma non ha alcun effetto sulla generazione di cassa. Il che è ovvio: se ho speso 100€, li ho spesi e basta, a prescindere da come li ho imputati a bilancio. La cassa non mente mai, come si suole dire.
TFR accantonato nel periodo, Imposte e Interessi
Tenere il TFR in azienda (anziché destinarlo, per conto dei propri dipendenti, a fondi pensione, negoziali, …) – quando è possono farlo – è una utile modalità di autofinanziamento. Purtroppo però non è una vera “leva” di manovra, essendo una decisione che spetta a terzi (dipendenti e/o normativa di riferimento).
Analogamente i flussi legati alle imposte e agli interessi da pagare nel periodo possono certamente essere ottimizzati, ma nell’ambito di vincoli stringenti, rispettivamente dettati dalla normativa fiscale e dalla situazione debitoria complessiva. Non possiamo ancora parlare di “leve” nelle mani dell’azienda
E quindi come migliorare la PFN? In primis, con il Capitale Circolante Netto!
Anche sulla definizione di CCN, così come per la PFN, ci sono fiumi di articoli disponibili online. Ai nostri fini, basti sapere che il CCN è spesso semplificabile come:
+ crediti verso clienti + magazzino prodotti finiti, in lavorazione e materie prime
– debiti verso fornitori;
Sul segno del CCN non ci sono dubbi, almeno qui. Il CCN è solitamente (non sempre) maggiore di zero e – quando cresce – assorbe cassa. Quali leve per evitare che cresca troppo?
Come migliorare la PFN: i crediti verso clienti
Se ci si chiede come migliorare la PFN, la prima leva è certamente la voce “+ crediti verso clienti”: fare in modo che i clienti paghino in fretta è il primo, ovvio consiglio. Ma c’è un altro modo per tenere bassi i crediti, il CCN e, di conseguenza, la PFN: ricorrere al factoring pro soluto. Qui qualche nota su cosa è il pro soluto e come si differenzia dal normale “anticipo fatture”.
Per chi mastica la partita doppia, nella cessione pro soluto la contropartita del credito – che “scompare” dal bilancio – è il denaro ricevuto dal factor. Meno crediti = meno CCN = migliore PFN.
Ciò non avviene quando si anticipa la fattura in banca, mantenendo la proprietà del credito. In tal caso infatti il credito resta a bilancio (quindi il CCN resta immutato), mentre ai fini della PFN il denaro ricevuto dalla banca si pareggia con il debito verso la banca contestualmente sorto.
Come migliorare la PFN: i debiti verso fornitori
Vanno pagati, si sa. Come a noi dà fastidio essere pagati in ritardo, lo stesso vale per i nostri fornitori. Questo articolo quindi non vuole certo incitare la “delinquency” verso i propri fornitori. D’altro canto al fornitore potrebbe andare bene concordare termini di pagamento più ampi, avendo però la certezza della data del pagamento. anche perchè – se la nostra società è un pagato puntuale – il fornitore potrà a sua volta cedere il nostro credito al factor.
Quindi: paghiamo puntuali i fornitori… alla scadenza concordata più lunga possibile. Questo consente di ridurre il Capitale Circolante Netto e, di conseguenza, consente di migliorare la PFN.
Come migliorare la PFN: il magazzino
L’ultimo addendo del CCN è il magazzino. Qui le considerazioni sono davvero troppo complesse, essendo l’ottimizzazione delle scorte una materia che merita una trattazione ad hoc avendo impatti rilevanti anche sul livello di servizio ai clienti. Qui ci limitiamo a dire che – ceteris paribus – più è basso, meglio è per il CCN e per la PFN
Come migliorare la PFN: ulteriori leve. Le “Altre Entrate/Uscite non correnti” (e non finanziarie)
Come specifica la parentesi nel titolo, questa categoria non include le voci finanziarie, quindi non rilevano nuovi debiti, nuove obbligazioni, … così come non rilevano i loro ripagamenti.
Le voci che compongono questa categoria residuale sono, ad esempio, entrate per aumenti di capitale, uscite per dividendi, per acquisizioni (M&A), etc.
Trascurando le acquisizioni che, ovviamente, consumano cassa, le altre voci principali sono riferite ai rapporti con i soci. E, come tali, sempre delicate. Non ci sono formule magiche comunque: la società che vuole capire come migliorare la PFN, deve attuare una politica oculata di distribuzione di dividendi. Anche perchè – mi immagino – chi legge questo articolo lo fa partendo dalla necessità di ottimizzare la propria PFN, e non perchè ha cassa che avanza!
E, quando la politica oculata di dividendi non è sufficiente, la extrema ratio per riportare la PFN su valori accettabili è chiedere ai soci di mettere mano al portafogli, per immettere capitali freschi in azienda. Ma prima, valutate bene se non sia possibile ottimizzare tutto quanto illustrato in questo articolo!
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